In attesa di vedere cosa andrà di scena a Parigi, dove la teatralità si sostituisce alla sveltezza (a volte fin troppa) delle passerelle milanesi e si sacrifica l’utilità dell’abito sull’altare della creatività, ci sono alcuni dati interessanti su cui vale la pena di riflettere a conclusione della Milano Fashion Week primavera/estate 2014.
Il primo è che la polemica sembra essere passata di moda. Il calendario delle sfilate, pur essendo stato definito piuttosto in ritardo (ossia a meno di una settimana dall’inizio della manifestazione) non ha fatto scoppiare nessuna guerra fashionista. Compresso in sei giorni, dato che il settimo era di fatto inutile, ha visto la giusta alternanza tra big, brand di nicchia e nuovi nomi che hanno rinfrescato l’immagine di un Made in Italy che rischiava d somigliare troppo all’elenco dei musei di moda italiani. E perfino alla fine degli show, quando perfino il più misurato degli stilisti non manca di lanciare qualche frecciatina alla collega che fa tendenza, tutto è sembrato filare liscio.
Il secondo dato interessante invece giunge dalle passerelle: la celebrazione di una femminilità sofisticata e non volgare, spiccata ma “dolce”. Per N°21 ormai i tempi sono maturi e il logo compare sulla passerella impresso sugli accessori, dopo il successo della maxi t-shirt sul web e mentre ad assistere allo show i cosiddetti trend-setter esibiscono orgogliosi la nuova busta di pelle. Nelle mani di Alessandro Dell’acqua il richiamo alla celebre scritta del profumo Chanel o le citazioni pradiane (che lo stilista non nasconde) scompaiono a favore di un’immagine di donna piuttosto riconoscibile. La pancia si scopre, i contrasti di silhouette tra il sopra e il sotto, tra il luccichio e il ruvido si sprecano, e torna gloriosa la lingerie, tema che lo stilista aveva abbandonato dopo la perdita del marchio che portava il suo nome.
Di una bellezza naturale, come se si fosse appena alzata dal letto è la donna di Andrea Incontri. Di fronte ad un parterre sempre più ricco, la sua terza collezione femminile è prosegue il racconto di uno spirito di donna che non deve esibire, non sente la necessità di dimostrare. Non a caso un giorno dopo la sfilata Franca Sozzani indossava già uno degli abiti della primavera/estate 2014 fresco di passerella. Andrea Incontri lavora sulla leggerezza, al punto che accanto ai fiori compare la stampa di sottili tuffatrici. La sua moda, come lo sport, è fatta di misura, compostezza, rigore e sofisticata sensualità. Che sia una tunica lunga o un bermuda, l’impressione resta la stessa.
E si ammorbidisce perfino l’estetica del mondo di Roberto Cavalli, che sembra ritrovare la dolcezza di alcune collezioni storiche. Non a caso la colonna sonora dello show è quella poetica e delicata del film “A single man” su cui sfilano sottili figure aggraziate che sembrano arrivare dalla vecchia Hollywood. Se sembra non esserci più questo divismo, Roberto Cavalli sembra citare l’indimenticabile Gloria Swanson: “Io sono ancora grande, è il cinema che è diventato piccolo”. Quello che dirige è un kolossal del Made in Italy: materiali pregiati come pitone e coccodrillo, lavorazioni raffinate, molta attenzione agli accessori. Completi da giorno, tuniche da festa in terrazza che al solo apparire evocano un buon Martini, abiti da red carpet in bianco o nero che si concedono misurate trasparenze.
Andrea VIGNERI
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