Quando si parla di moda e design, troppo spesso si parla del mondo effimero che ruota attorno a loro e troppo poco spesso si parla, invece, del sostrato di arte di ciascun settore e del fatto che entrambe contribuiscano in maniera importante a fare girare l’economia italiana.
Queste due industrie si comportano un po’ come due prime donne. E come tali si scrutano da lontano, si invidiano e si ammirano tacitamente l’un l’altra. La moda invidia al design il Salone del Mobile milanese, il suo carattere cosmopolita, i buyer da tutto il mondo e i giovani appassionati che vanno e vengono dai padiglioni della fiera. Il design invidia alla moda i fatturati da capogiro, e a lei, che presenta le sue collezioni prima di tutti, si ispira per la realizzazione delle sue creature. Anche se non lo ammetterà mai.
Eppure Doimo, il più grande Gruppo italiano nel settore del mobile, ha avuto l’onestà di ammettere che la moda contamina il design e ha voluto prendere una posizione rispetto a quanti hanno scelto di ignorare il bel dialogo a distanza che c’è tra la realtà del fashion system e quella dell’arredamento, organizzando nel proprio headquarter un evento in partnership con una penna illuminata del giornalismo di moda. Giusy Ferrè ha accompagnato i giornalisti ospiti in un viaggio suggestivo attraverso la storia della moda e del design, instaurando un parallelismo tra i complementi d’arredo del Gruppo Doimo e le collezioni che abbiamo visto sfilare a February 2012.
A raccontarci in prima persona dell’evento presso la Doimo Domus in provincia di Treviso, Olieve Doimo, CEO di Doimo Salotti e Linea Italia, che ci ha spiegato come queste due realtà, importantissime entrambe per l’economia italiana, si contaminano a vicenda, e perché l’industria del design, nonostante risulti essere una voce importante del PIL italiano, non fatturi tanto quanto il settore moda.
Molti designer trattano la moda con sufficienza. Voi, invece, avete voluto organizzare un evento ad hoc per ribadire il legame che unisce questi due mondi. Come la moda contamina il design?
Da sempre la moda ha contaminato il design. E da sempre il design ha preso spunto dalla moda. Questo risulta molto evidente soprattutto per i colori e per i materiali, che, nel nostro caso, si riferiscono ai filati e alle texture. Per quanto riguarda Doimo Salotti, abbiamo sempre osservato con attenzione ciò che la moda presenta ogni anno e lo abbiamo convertito sul design attraverso proposte esclusive ed in linea con le tendenze. E l’evento che si è svolto a metà November presso lo showroom Doimo Domus aveva proprio lo scopo di sottolineare come questi due mondi si intersecano ed influenzano tra di loro. Rispetto al passato, poi, i tempi di “contaminazione” si sono molto accorciati: fino a qualche anno fa ci voleva più di un anno per ritrovare nel design le proposte identificate dalla moda; oggi bastano 4/5 mesi.
L’industria della moda muove miliardi, quella del design?
Certamente il mondo della moda ha la capacità di muovere capitali enormi: è una parte rilevante del fatturato manifatturiero italiano. Il mondo del design, meno, anche perché è frammentato tra una miriade di aziende presenti su tutto il territorio. Nonostante ciò, il design risulta essere comunque una voce di bilancio importantissima del PIL italiano.
Il Salone del Mobile milanese è davvero una buona vetrina per il design italiano e mondiale?
Certamente. Il Salone del Mobile di Milano rappresenta un’ottima vetrina, la più importante a livello mondiale, crediamo. Le Aziende che vi espongono possono beneficiare di una visibilità eccezionale sia per il mercato locale sia e soprattutto, per quello internazionale mettendo in contatto tra di loro moltissimi operatori del settore e amplificando le opportunità di vendita.
La vostra è una produzione totalmente Made in Italy? Se sì, perché avete scelto di non dislocare?
La nostra produzione è integralmente “Made in Italy” e per noi affermare ciò è un vanto rispetto a tanti operatori che hanno deciso di delocalizzare le produzioni all’estero. E’ chiaro che produrre in Italia rispetto ad altri paesi genera dei gap di competitività a causa dei costi decisamente più alti; siamo, però, anche consapevoli della responsabilità sociale che la nostra Azienda ha nei confronti del territorio e del personale che lavora con noi da tanti anni e che ha contribuito a rendere conosciuto il nostro marchio.
Pinella PETRONIO