Paradossi della vita: al Salone del Mobile 2013 di Milano, il vero protagonista non è il salone, ma il Fuorisalone. Sono poche, infatti, le persone che durante la Design Week si prendono la briga di arrivare fino a Rho Fiera e perdersi in mezzo agli enormi padiglioni e nell’atmosfera ovattata che aleggia intorno. Nessun bicchiere di prosecco , nessuna tartina, nessun eccentrico radical chic abbigliato ad hoc, al polo fieristico di Rho Pero ci si va soltanto se si è veri appassionati o addetti ai lavori.
E così chi millanta amore incondizionato per il design, quando invece non è in grado di distinguere una libreria Billy dalla libreria graduale di Molteni & C., viene sgamato subito. Il finto designista (neologismo coniato sul calco di fashionista) lo vedi solo ed esclusivamente ai party cool della moda. Quello che importa non sono le installazioni multimediali e interattive, realizzate da Studio = 0 in collaborazione con Frankie Morello, le creazioni che l’artista Nancy Korenz ha creato per Bottega Veneta e che saranno visitabili in una mostra speciale all’interno della boutique di via Montenapoleone.
E nemmeno il frutto avanguardista della collaborazione tra il designer israeliano Ron Gilad con Molteni e Salvatore Ferragamo (l’opera 45˚Vetrina), o l’installazione site specific di Teresa Cos ospitata per l’occasione da Stella Mc Cartney. Per carità, siamo seri.
Lo scopo del designista è quello di farsi vedere, di scattare foto al cocktail esclusivo per il lancio della nuova collezione home di Versace e postarle sul social netowrk, alla faccia di chi l’invito non l’ha nemmeno lontanamente ricevuto. Il look ovviamente viene curato nei minimi particolari, ché mica si può andare al party di Armani/Casa come degli scappati di… casa.
Il designista, inoltre, si avventura per le feste del Fuorisalone e giudica e condanna non in base a quello che vede, alla genialità dell’opera o all’estro dell’artista, ma in base a quello che mangia e beve. Provate a fare in giro in zona Tortona e avvicinate con discrezione l’orecchio prestando attenzione alle discussioni dei designisti. Vedrete che quelle che sembrano essere colte disquisizioni, in realtà altro non sono che pagelle sulla qualità dei canapè a questo o a quell’altro evento, e sul prestigio dei vini serviti. Questo quando va bene. E soprattutto ad inizio della Via Crucis che si percorre ogni anno, tra una spintonata e l’altra ammassati che nemmeno al concerto dei Blue ai tempi d’oro, e che parte dalla stazione di Porta Genova e si perde nei meandri di via Savona o, per i palati fini dei fashionisti-designisti (è la peggiore specie), si snoda lungo il quadrilatero della moda. Anche perché vi assicuriamo che verso mezzanotte, quando la gente di belle speranze se n’è tornata a casa, cadono tutti come birilli. Un po’ per la stanchezza e un po’ per i bicchieri di prosecco.
Pinella PETRONIO
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