di Enrico MASSERINI e Davide MAPELLI
Che cosa contribuisce a creare un mito? Solitamente tutto nasce da una storia che affonda le sue origini nel passato, in un tempo in cui chi la racconta non ha vissuto. Poi, col passare degli anni, i fatti realmente avvenuti assumono contorni sfumati, si aggiungono aneddoti, emozioni e detti, fino a creare la leggenda, il mito.
Ma tutti i miti che si rispettino hanno comunque una base di verità.
Se diciamo Breitling voi a cosa pensate? Noi ci immaginiamo nel cockpit di un aereo supersonico da combattimento, a lottare coi “G” della forza di gravità che ci spinge da tutte le parti mentre cerchiamo di tenere salda la barra di comando del mostro d’acciaio che sfreccia veloce nei cieli… Ed al nostro polso, rassicurante come il sole che fende le nubi, indossiamo un fido Breitling Chronomat!
Quando nel 1884 Léon Breitling apre nel Giura svizzero il suo atelier ha un’idea molto chiara di ciò che vuole ottenere: diventare il punto di riferimento nella misurazione del tempo. Le sue specialità sono da subito cronografi e contatori, strumenti che si rivolgono al campo scientifico ed allo sport. Siamo nell’epoca eroica e pioneristica delle discipline sportive moderne: l’automobilismo muove i primi passi e, parallelamente, sta nascendo l’aviazione. Sarà proprio quest’ultima a dare un impulso definitivo a Breitling che in breve tempo diventa il fornitore di punta per i “signori dell’aria”.
Sotto la guida di Gaston e poi di Willy Breitling (rispettivamente figlio e nipote di Léon) la casa di Grenchen “inventa” nel 1915 il primo pulsante cronografico indipendente e, nel 1923, brevetta il sistema di avvio/arresto del cronografo separato dall’azzeramento, usando due pulsanti. Quest’ultima innovazione segna la nascita della cronografia moderna come la conosciamo ora: grazie alla separazione delle funzioni su due comandi (siamo nel 1934) è possibile arrestare e far ripartire il cronometraggio senza perdere il computo precedente.
Forte di questa tecnologia negli anni seguenti la produzione Breitling – che nel frattempo ha introdotto il cronografo da polso – rispetta le severe specifiche dell’aviazione sia civile che militare e diventa l’orologio di riferimento per tutti coloro che hanno necessità di misurare intervalli di tempo con precisione estrema. Per soddisfare la misurazione di lassi temporali più lunghi, al tradizionale contatore da 30 minuti viene affiancato anche il conta ore, solitamente fino al dodici.
L’apice del successo per la Maison nel Ventesimo Secolo arriva negli anni Quaranta e Cinquanta: nascono in quel periodo due icone assolute che resteranno in produzione fino ai giorni nostri: il Chronomat ed il Navitimer.
Il Chronomat esordisce nel 1942 ed è il primo cronografo da polso dotato di regolo calcolatore circolare, il Navitimer vede la luce nel 1952 e va addirittura oltre, introducendo un vero e proprio computer di calcolo per l’aviazione, in grado di indicare attraverso semplici operazioni il consumo di carburante, la velocità, i tempi all’arrivo ed altro ancora. L’impatto di questi segnatempo è fortissimo se ricordiamo che in quell’epoca i sistemi di bordo che forniscono le informazioni vitali per il volo erano ancora abbastanza rudimentali.
Il Navitimer diventa nel 1962 il primo cronografo da polso indossato nello spazio da Scott Carpenter durante la missione orbitale a bordo della capsula Aurora 7: specifico di questo modello è il quadrante a ventiquattro ore per poter distinguere il giorno dalla notte durante la permanenza in orbita.
Siamo nel 1969 quando Breitling vince (contro Zenith, ndr) la corsa alla realizzazione del primo cronografo automatico da polso: ci teniamo a precisare che Breitling ha lavorato assieme ad altre Maison al progetto e che il crono realizzato non aveva un movimento integrato come lo Zenith el Primero e venne poi superato nettamente dal concorrente.
Negli Anni Settanta la crisi del settore colpisce anche Breitling: è il 1979 quando Willy vende la società ad Ernest Schneider, pilota fabbricante di orologi ed esperto di microelettronica.
Ernest è un profondo conoscitore delle necessità dell’aviazione moderna e cinque anni dopo, nel 1984, lancia il modello della rinascita: il nuovo Chronomat.
Il successo è veramente planetario: in poco tempo diventa l’orologio più ambito anche tra la gente comune, un vero e proprio status symbol.
Nato con la collaborazione delle Frecce Tricolori (a cui viene dedicata la serie iniziale), il Chronomat vanta una cassa corposa ma al tempo stesso compatta, con anse solo accennate ed un profilo ad ala sormontata da una lunetta sessagesimale divenuta leggendaria dotata di quattro cavalieri ai punti cardinali per facilitarne l’azionamento coi guanti da pilota. Altrettanto famosi sono la corona ed i pulsanti zigrinati ad ogiva. Dotato di movimento automatico Valjoux 7750 con datario vanta anche ottime doti di impermeabilità vista la destinazione aeronautica (10 bar).
Grazie al successo di questo modello Breitling può tornare ad investire e riprendersi il titolo di produttore di riferimento per l’orologeria sportiva. In breve tempo apre un nuovo atelier, certifica con il C.O.S.C. tutta la sua produzione (controllo ufficiale svizzero di cronometria), lancia una serie di collezioni ad alto contenuto tecnico e, a coronamento del processo, nel 2009 realizza il primo calibro cronografico di manifattura della Maison: il B01, autentico concentrato di tecnologia allo stato dell’arte del know how attuale.
Agli storici Navitimer e Chronomat si sono aggiunti i Superocean, i Colt, gli Avenger e soprattutto le collezioni che guardano al periodo d’oro della casa nel secolo scorso: il Chrono-matic ed il Transocean.
Allacciatevi al polso un Transocean Unitime col quadrante raffigurante l’emisfero terrestre, regolate l’ora del mondo sulla vostra meta finale, fate partire il cronografo, sprofondatevi nella vostra poltrona business di un Airbus 380 e chiudete gli occhi… Forse riuscirete ad immaginare la sensazione di una trasvolata oceanica di sessant’anni fa! Ma c’è solo una cosa in comune tra il volo di oggi e quello di allora: il vostro Breitiling.