di Davide PASSONI
Ultimamente di Firenze si parla soprattutto per via del suo sindaco, ma il capoluogo toscano, non dimentichiamolo, oltre che per l’arte è celebre in tutto il mondo per la moda e lo stile. Uno stile che, ai tempi dell’Umanesimo e del Rinascimento ne ha fatto faro di cultura per l’Europa intera e che oggi, in piena era digitale, coincide soprattutto con Pitti.
Proprio per questa vocazione, all’ombra della cupola del Brunelleschi approda “Milano Fashion Global Summit” per una giornata di riflessione su un tema quanto mai attuale: “La conferma degli USA, il ritorno del Giappone e la promessa del Brasile“. L’appuntamento fiorentino è la prosecuzione ideale di quello milanese di inizio settembre, anche nella tematica; se domani si punta l’attenzione su due mercati storici del lusso che ritornano ad alzare la testa e su uno dei nuovi eldorado della ricchezza, a Milano si parlò dell’altra grande locomotiva mondiale, col tema “Cina e Italia, due sarti in un mercato globale. Nuove sfide, nuove opportunità di business e partnership“.
L’edizione fiorentina si svolge a “casa Renzi”, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, e ospiterà interventi, tra gli altri, di Mario Boselli, Brunello Cucinelli, Mark Lee, Pedro Lourenço, Gaetano Marchtto, Guglielmo Miani, Michele Norsa, Renzo Rosso, Steve Sadove, Marco Tronchetti Provera, Michele Tronconi. Tra questi, meritano attenzione quelli di Tronchetti Provera su “The Cal: l’esperienza Pirelli”, di Brunello Cucinelli che parlerà di “Un modello di impresa etica e responsabile”, di Renzo Rosso con “Un modello di imprenditoria senza confini” e quello di Michele Norsa, AD di Ferragamo (che gioca in casa…), chiamato a esprimersi su “Salvatore Ferragamo, il savoir faire italiano alla conquista del mondo”.
Inutile dire che il “sorvegliato speciale” dell’edizione di quest’anno è proprio il Brasile. Il Paese sudamericano è ormai una realtà, non più una promessa, specialmente per le aziende italiane che vi trovano ottima domanda e alta capacità di spesa. Tutto teso a migliorare ulteriormente la propria immagine e i propri saldi con il duplice orizzonte dei Mondiali di Calcio del 2014 e le Olimpiadi di Rio del 2016, il Brasile ha una classe borghese in decisa ascesa in quanto a gusti e disponibilità economica e, oltre che un mercato di esportazione, è anche un Paese ottimale nel quale delocalizzare; è però necessario conoscere bene le peculiarità degli stati che lo compongono (è infatti una federazione di stati), le opportunità che ciascuno di essi offre e avere buona conoscenza del sistema doganale e dei dazi, uno tra i più complessi e meno elastici del mondo.
Insomma, l’appuntamento fiorentino può aiutare le aziende della moda, big e meno big, a capirne un po’ di più in un momento nel quale i mercati globali sono a dir poco attoniti di fronte alla crisi, anche se lusso e moda soffrono meno di altri comparti. Ci permettiamo un suggerimento agli organizzatori dell’appuntamento: per le prossime edizioni, restate oltreoceano e non dimenticatevi del Messico. Il Paese centroamericano è infatti il mercato che, in prospettiva, è destinato a crescere meglio e di più nei prossimi anni per quanto riguarda Pil e dimensioni della classe medio-alta; se non fosse per le gravi tensioni sociali legati al fenomeno del narcotraffico, specialmente in alcuni stati, sarebbe già da ora il vero cavallo sul quale puntare per la moda e il lusso. Vorrà pur dire qualcosa il fatto che l’uomo più ricco del mondo secondo Forbes, Carlos Slim, è messicano: non credete?