di Enrico MASSERINI e Davide MAPELLI
Oggi parliamo di aspetti meno poetici e intriganti del solito ma, comunque, fondamentali.
Al di là di quello che l’oggetto segnatempo evoca, anch’esso, come tutti i prodotti, è soggetto alle logiche di mercato e profitto, quindi resta cruciale determinare la sua appetibilità per chi lo produce, lo distribuisce e, in definitiva, lo vende. E come sta l’orologio in Italia?
La storia recente è nota: la recessione arrivata come una doccia gelata tre anni fa si è attenuata ma non è di certo finita. Il mercato italiano “tiene”, è un dato di fatto, ma la somma dei dati lascia intendere che non ci sono, al momento, segnali di crescita. Resta inteso che, in periodi come questi, arrestare l’emorragia è già un gran bel risultato. I dati ufficiali dei primi sei mesi indicano una lieve flessione rispetto al 2010 come pezzi venduti, pur restando ampiamente sopra gli anni 2008 e 2009, ovvero lontani dalla soglia di allarme.
La Cina si conferma il primo fornitore italiano in pezzi, davanti alla “storica” Svizzera, cui segue, a un soffio la Germania. Eh sì, perché questi tedeschi oltre alle auto sanno fare anche ottimi orologi di pregio… Parlando invece in termini di valore effettivo, i produttori d’oltralpe svizzeri si mantengono saldamente in testa.
Il movimento al quarzo resta di gran lunga il “top seller”, come pure la configurazione “solo tempo” in versione analogica. L’acciaio resta il materiale primario per le casse e resiste agli assalti dei materiali alternativi.
Restiamo dei tradizionalisti anche nei canali di acquisto preferiti; il negozio o la boutique dedicata continuano a essere il luogo dove noi italiani diamo corso ai nostri desideri: se dobbiamo spendere soldi per i nostri sogni, lo facciamo nelle accoglienti sale ricche di tradizione e atmosfera di concessionari affermati, oppure dal gioielliere di famiglia che ha servito i nostri padri e, a volte, anche i nostri nonni.
Uno sguardo al futuro? Qualcuno dispone di una sfera di cristallo in grado di dissolvere le nebbie dell’incertezza che ci avvolge? Sappiamo la risposta, quindi facciamo un azzardo o un atto di fede.
Nella bufera attuale si coglie comunque un velato ottimismo nella tenuta dei valori più radicati; quindi, a parte tutto ciò che è moda passeggera, stimiamo che il nostro amato orologio reggerà ancora, soprattutto ove sia spalleggiato da solidi marchi ricchi di tradizioni e risorse per innovare nel solco della stessa.
In fondo, a noi tutti appassionati (o malati?) della bella orologeria, piace sognare e i sogni sono sempre con contorni sfumati ma rosei.
Buon acquisto a tutti.