Forse non tutti si rendono conto del patrimonio di esperienza e di saper fare che portano con sé gli artigiani orologiai. Un mestiere che da qualche anno è in sofferenza a causa di vincoli o veti da parte delle multinazionali dell’orologeria a rilasciare forniture e parti di ricambio necessarie per la riparazione degli orologi. Una situazione che impedisce ai laboratori di orologeria di svolgere la propria attività e che qualche settimana fa ha spinto l’Associazione Orafa Lombarda a organizzare un incontro pubblico per portare all’attenzione dei media questo stato di cose, che interessa oltre 24mila negozi e 5mila orologiai che hanno risposto per oltre 50 anni alla domanda di assistenza proveniente dal mercato degli orologi.
A rischio, secondo i promotori dell’iniziativa, vi sono tanti esercizi commerciali e posti di lavoro. Un problema italiano, ma non solo: riguarda l’intera Unione Europea. L’incontro pubblico dell’Associazione Orafa Lombarda ha avuto l’obiettivo di sviluppare un dialogo positivo con le case orologiere per trovare punti d’incontro che contribuiscano a superare la situazione. Sono intervenuti Rodolfo Saviola (rappresentante degli orologiai); Rino De Feo (consigliere dettaglianti AOL); Rinaldo Cassani (docente di orologeria Capac Politecnico del Commercio); Mario Peserico (presidente Assorologi); Andrea Sangalli (presidente dettaglianti AOL), che ha tratto le conclusioni dell’incontro.
Il 10 July 2008, ha spiegato l’Associazione Orafa Lombarda, la Commissione Europea aveva rigettato il ricorso del Cehar (Confederazione europea delle associazioni degli orologiai riparatori), rilevando come il mercato degli orologi di lusso (considerato come una parte limitata del mercato degli orologi in generale) fosse “un settore di piccole dimensioni e caratterizzato da una vivace concorrenza”. Per questo motivo non si ravvisavano le condizioni per un abuso di posizione dominante da parte dei fabbricanti. Il 15 December 2010 il Tribunale del Lussemburgo ha annullato la decisione della Commissione Europea del July 2008 rimandando nuovamente l’esame della questione alla Commissione che, da allora, non è ancora giunta a una conclusione.
Nel frattempo la crisi economica europea si è aggravata e la crisi occupazionale ha assunto dimensioni preoccupanti. Ora, secondo l’Associazione Orafa Lombarda, le istanze degli operatori potrebbero essere più ascoltate rispetto agli interessi delle multinazionali dell’orologeria. Si calcola infatti che, che nell’intera Unione Europea, siano impegnati più di 30mila artigiani orologiai, oltre al comparto della distribuzione commerciale comunque coinvolto e soggetto attivo dell’offerta di assistenza ai possessori di orologi.
Secondo i promotori dell’iniziativa, è “indiscutibile interesse dei consumatori europei alla libera fornitura delle parti di ricambio degli orologi sotto vari profili“: dal punto di vista del prezzo, che risulterà calmierato se ci sarà una pluralità di operatori in competizione tra loro; dal punto di vista della tempistica che risulterà più celere se il servizio di assistenza non sarà centralizzato; dal punto di vista della capillarità del servizio stesso.
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