di Vera MORETTI
Il lusso è sempre più eco-friendly e lo dimostra una volta di più con l’evento che si terrà a Parigi tra il 29 March e il 1 april, il cui titolo, 1.618 Sustainable Luxury, è alquanto eloquente.
Questa bio-manifestazione si svolge dal 2009 e rappresenta un’occasione, per i più importanti brand internazionali, di mostrare la sua parte “green” che, per molti sta diventando sempre più accentuata.
E non si tratta solo di una mera operazione di marketing, ma anche l’intenzione, concreta, di andare incontro alle esigenze dei consumatori, sempre più attenti al rispetto dell’ambiente. Per questo, pensare bio sta diventando una vera e propria filosofia, al di là dell’immagine che si vuole offrire.
Lusso quindi non fa più rima con ostentazione e superficialità? A quanto pare no, se persino Chanel, maison chic per antonomasia, ha deciso di finanziare la formazione dei medici della disciplina millenaria “amchi”, praticata nel Ladakh, con il sostegno di una Ong locale.
Per Swarovski, invece, essere amici dell’ecologia significa educare alla radice, e per questo
ha sostenuto la costruzione di una “scuola dell’acqua” che ha già insegnato a 100.000 bambini a utilizzare al meglio questa risorsa.
E se Cartier, da un lato, è stato uno dei primi ad aderire al Conseil pour des pratiques joaillieres responsables, certificando che l’oro e i diamanti utilizzati per le proprie creazioni vengono estratti nel rispetto della natura e dell’uomo, Yves Saint Laurent, dal canto suo, ha recuperato dai suoi magazzini le stoffe inutilizzate.
Ma a Parigi, oltre ai settori del lusso più conosciuti, come design, arredamento, high-tech, moda ed oreficieria, ci sarà posto anche per l’arte, grazie ad uno spazio dedicato all’esposizione d’arte contemporanea dedicata allo sviluppo sostenibile.
Segno che l’ecologia non conosce barriere.