Al primo giorno di Pitti Uomo 85, che ha aperto i battenti ieri fino a venerdì 10 January, non mancava proprio nessuno: c’erano i bellocci d’ordinanza, i due chef Bruno Barbieri e Carlo Cracco a loro agio tra abiti (e soprattuto tra i fotografi) esattamente come tra i fornelli, c’erano tre bellezze come Chiara Francini, Cristina Chiabotto e la iena Nadia Toffa per la presentazione della nuova maglia del Giro d’Italia 2014 di Oxfam. C’era perfino il Divino Otelma, arrivato direttamente dall’Olimpo del trash televisivo e non si sa bene il perché: ad invitarlo nel proprio stand il brand di t-shirt Happiness, una scelta alquanto discutibile, dato che Pitti Uomo è una di quelle manifestazioni che più di ogni altra rivendica l’immagine dell’eleganza italiana nel mondo.
Per fortuna resta un’eccezione e per un brand che non sa cosa inventarsi per fare parlare di sé, ce ne sono migliaia impegnati nella ricerca di prodotti belli e di qualità per l’autunno inverno 2014 2015. Ad esempio la presenza, chiaramente di tutt’altro livello, di Morgan nello stand di Massimo Rebecchi non ha distratto dalla collezione. Lo stilista ruba al guardaroba del dandy e alle divise militari, creando un’inedita fusione di stili e dettagli ricercati, esattamente come lo stile del cantante e giurato di X Factor. La giacca resta la regina del guardaroba maschile e silhouette e struttura sartoriali ne vengono ribaditi, anche se si preferisce la lana cotta. Grande spazio, come di consueto, alla maglieria che strizza l’occhio al filone più elegante e glamour degli anni ’80: rigorosamente artiginali, sono tagliate a vivo con agugliati, i colli aperti e i filati irregolari.
Rinnovare l’eleganza significa rendere contemporaneo il classico, mantenerne inalterata la qualità, e muoversi su un percorso stretto, da cui è facile uscire: quello della portabilità. Per questo la novità nel mondo della moda maschile, e Pitti Uomo ne è la dimostrazione, non è quasi mai urlata, è anzi silenziosa, quasi impercettibile. Come per Lardini che rende l’abito reversibile, il cappotto e la giacca li realizza in tessuti classici e tinto a capo, un lato unito e l’altro a fantasia, il gilet è indossato con abiti e spezzati, sempre con la cravatta ma è in nylon trapuntato. E i dettagli fanno la differenza: se sempre più spesso si vedono uomini sformati dal contenuto delle tasche dei loro abiti, ecco che Lardini ne studia una ad hoc per riporre il cellulare. Il progetto RVR del marchio torna con 9 capospalla in cui la lana o il cashmere sono abbinati al tecnico water repellent.
Gabriele Pasini parte dal passato, dal racconto dei tessuti di una volta su capi contemporanei, giocando con accostamenti inaspettati: il parka in murnasky, la field jacket in astrakan, le giacche sarotriali in cotone cerato delle divise, la giacca da smoking in gobelin in ciniglia sovrastampata. Si passa dagli anni ’70 degli abiti a 3 pezzi e delle giacche in jersey alle fantasie afro delle camicie.
Si rinnova lavorando sulla silhouette Kiton, che non dimentica i cardini della sartoria napoletana, ma li mette a servizio di un gusto contemporaneo: maniche più asciutte e giacca più avvitata. Immutata resta la qualità dei tessuti, rigorosamente Made in Italy e realizzati in esclusiva. Dal più formale dei cappotti si passa allo sportwear ricercato, mentre ai tradizionali pied de poule, spigati e gessati si aggiunge la double: i contrasti nascono da filati che si annidato, così al blu e alle varie sfumature di grigio si aggiungono toni di bordeaux e azzurro.
Andrea VIGNERI