Il riciclo è diventato chic, tanto che, ormai, viene definito un’arte.
Sono molti i designer di fama mondiale che hanno realizzato creazioni provenienti da materiale adattato e riutilizzato per usi diversi da quelli originari: da Mendini a Ulian, da Della Ratta a Guerriero, i quali si sono cimentati in un progetto che ha coinvolto anche i detenuti della Casa Circondariale di Rebibbia.
E il frutto di questa collaborazione, ora al centro di una mostra appena inaugurata, il 29 ottobre, a Milano al Triennale DesignCafè, è stata chiamata, appunto, Recupero.
Il nome è stato scelto da Valia Barriello, ovvero la boss del design su Artribune, e da Silvana Annicchiarico, direttrice del Triennale design Museum.
In tutto, sono sedici i pezzi in esposizione presso gli spazi conviviali del museo e si tratta di sedute, suppellettili, vasi, ma anche centrotavola, lampade, orologi e tanto altro, tutti in edizione limitata e per questo ancora più preziosi e originali.
Ogni pezzo della mostra è stato composto da artisti e designer contemporanei per poi essere realizzato dai detenuti della Casa Circondariale di Rebibbia.
Qui Artwo, associazione fondata da Luca Modugno nel 2005, ha organizzato un laboratorio con gli strumenti necessari alla produzione degli oggetti e ha predisposto un periodo di formazione per i detenuti che hanno avuto modo di incontrare i creativi coinvolti.
In questa tappa milanese, la curatrice della mostra, insieme ad Olga Bachschmidt, ha voluto approfondire il tema del recupero con l’utilizzo di oggetti ad uso comune , coinvolgendo nomi noti e nomi emergenti del design internazionale come Massimiliano Adami, Riccardo Dalisi, Sara Ferrari, Yonel Hidalgo.
Vera MORETTI
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