Non sappiamo le cause. Non sappiamo le origini per cui un male così grande come quello della depressione, della perdita di sé, possa indurre una giovane donna dal nome biblico, Sara Tommasi, a perdersi tra droga, film porno, esibizione di parti intime a spasso per la strada, dichiarazioni deliranti tra rapimenti di alieni ed esternazioni come la celebre “Io principessa sofferta lancio un appello al mio uomo Alfonso Luigi Marra…”.
Lei, “Maddalena redenta” di un famoso RWM di successo su Youtube, lei dopo il viaggio a Medjugorje non ce la fa più. Dopo il successo nazionalpopolare in TV come naufraga dell’Isola dei Famosi ora è letteralmente andata alla deriva della ragione e della sua salute psicofisica.
Solo un paio di giorni fa Sara annunciava via Facebook – “Le star di oggi sono quelle che soffrono… Vado al rehab (cioè in clinica). Ciao belli!!!” – con un entusiasmo che ci ha meravigliato. Voglia davvero di mettersi in gioco, di uscirne, oppure una delle tanti decisioni inconsapevoli prese su se stessa, da se stessa, contro se stessa?
Fino a questo momento non abbiamo mai parlato di lei. Fino ad oggi, i nostri frizzi e lazzi gossippari avevano volontariamente deciso di non occuparsi di un caso così triste, perché non di pettegolezzo si tratta, non di ciarle burrose su cui ricamare. Qui non ci sono grandi amori che nascono o che rimangono infilzati nelle corna. Non ci sono tradimenti e divorzi milionari. Qui c’è una ragazza che sta morendo in se stessa per colpa sua e di tutti noi assetati da un becero vouyerismo che ci porta ad un sadico godimento quando sbirciamo dal buco della serratura di un mondo marcio. E’ un modo per farci sentire persone migliori. Per giudicare. Per dire: ma è matta? Ma una famiglia a cui render conto questa non ce l’ha? Ma dove sono i genitori in questo momento?
Di Sara Tommasi lo abbiamo detto tutti, ma tutti abbiamo continuato a leggere.
Tutti sono stati amici suoi per i famosi 5 minuti di popolarità, come moderni Lucignoli pronti a schernire lo sciocco Pinocchio.
Poi però tutti l’abbiamo lasciata cadere nelle più brutte esibizioni di se stessa.
Non sappiamo se nel novero di questi ci sia anche Gabriella Sassoni, giornalista di Dagospia ed Eva 3000 e amica dello showgirl, ma vogliamo credere che sia sincero il suo annuncio e l’augurio a mezzo stampa del ricovero della Tommasi.
A conti fatti, crediamo ci sia da fare un grosso mea culpa generale, perché tutti noi ne abbiamo parlato, abbiamo giudicato, ci abbiamo persino scommesso, come se la vita persa di ogni ragazza (famosa o no) valesse il giochino del: “chissà che fine farà”.
Siamo nell’era degli eroi al negativo. Siamo nell’epoca in cui si parla ben più dell’assassino che non dell’assassinato, di Caino mentre Abele cade nel dimenticatoio, del dover fare i numeri costi quel che costi. E a volte il costo della sensazionalismo è troppo alto per un nome su un giornale, una copertina da rotocalco, un Tweet su qualche grande testata di moda perché sono cose… da #finedelmondo. Come se, poi, questa fine del mondo riguardasse loro.
Questo non è un “Salvate il soldato Sara”, ma un appello al buon gusto e alla chiusura di un brutto capitolo di cronaca grigia. Le colpe sono tutte dei giornalisti: scrivono solo porcherie e brutte notizie.
Ma noi, come lettori, ci siamo mai chiesti perché le novelle da happy ending abbiamo smesso di leggerle o di farcele raccontare quando eravamo bambini?
Paola PERFETTI