di Vittorio SIRACUSA*
Molti di noi negli ultimi anni, spinti un po’ dall’euforia di massa, si sono dedicati alla ricerca e al coronamento di un sogno… comprare casa.
Purtroppo, il risultato di questa ricerca talvolta febbrile non è stato un gran successo nella Mayr parte dei casi e ciò perché, passata l’euforia iniziale, le persone si sono poi accorte che la zona o lo stesso stabile prescelti presentavano delle problematiche tali da non permettere una buona qualità della vita.
L’errore, ahinoi, è stato nostro, ma possiamo tranquillamente constatare che c’è stata di sicuro la complicità dei nostri costruttori che non hanno avuto un gran senso civico o che forse non si sono mai immedesimati nei panni dei futuri inquilini.
Volendo essere un po’ più duri, molte case che abbiamo acquistato sono state pensate come agglomerati di cellule abitative dove concentrare masse di persone e, in molti casi, hanno progettato approfittando dell’ignoranza (giustificata) della gente comune in materia di architettura/edilizia.
Un condominio, prima di ragionare in termini di tagli degli alloggi e geometrie accattivanti, andrebbe pensato applicando quasi i criteri normalmente utilizzati per i complessi alberghieri: in fase di progettazione, infatti, bisognerebbe tenere conto delle attività che i residenti potrebbero piacevolmente svolgere nelle loro abitazioni o nel loro stabile, quindi alle possibili dotazioni condominiali.
Dall’altra parte i committenti dovrebbero essere un po’ più preparati e pensare alla propria futura casa come ad una unità abitativa estesa cioè che non comincia sul proprio zerbino ma che si estende nell’area in cui insiste.
Continua la prossima settimana
*Architetto Vittorio Siracusa, designer d’interni
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