di Davide PASSONI
Da oggi le pagine de Il Giornale del Lusso ospiteranno periodicamente articoli, analisi, approfondimenti su tematiche relative all’executive search nell’ambito luxury, realizzati in esclusiva da Odgers Berndtson, il secondo network europeo nell’executive search e tra i primi sei al mondo. Nello specifico, i contributi saranno redatti dalla dott.ssa Lorenza Di Giovanni, partner di Odgers Berndtson dal 2006 e responsabile della Global Luxury Practice di Odgers, nonché membro delle consumer e retail practices. A lei, il compito, in questa intervista, di introdurci nelle dinamiche che, nelle aziende e nel mercato del lusso, muovono e modellano gli aspetti legati alla gestione delle risorse umane.
Il top manager del lusso: un supereroe, un professionista preparato o una persona come tante che lavora con passione e competenza?
Un professionista molto preparato, solido sui “fondamentali”, a suo agio nell’arena globale e che sa gestire molto bene il rapporto con la proprietà dell’azienda.
Che cosa deve avere più degli altri (se lo deve avere…)?
L’abilità di comprendere e gestire allo stesso tempo e con grande efficacia creatività e business, il bello e i numeri, lo stilista e il conto economico.
Dovesse scegliere per un ruolo da CEO: meglio un giovane affamato o un manager affermato?
Nel nostro lavoro non ci deve essere una regola che vale per tutti, né esiste “il più bravo”. Il candidato o la candidata vincente è sempre la persona “più giusta”, ovvero quella che ha il miglior fit culturale con l’azienda in questione, che incarna i suoi valori e che ha nello zaino gli strumenti più adatti a gestire con successo il particolare momento storico. Attualmente, per esempio, è determinante la capacità di saper gestire l’incertezza.
Il lusso è ormai un concetto globale. Secondo lei, un brand che apre all’estero deve servirsi di management proprio o locale? Perché?
Dipende dal mercato. In Paesi molto diversi dai nostri, per esempio la Cina, il consiglio è di avere top manager bi-culturali e team locali. Per bi-culturali intendiamo uomini o donne che abbiamo vissuto e lavorato in entrambe le geografie. A prescindere dalla nazionalità. Questo perché in fase di Business Development, per ottenere buoni risultati è necessario avere sulla plancia di comando manager con profonda conoscenza del marchio e sensibilità europea e, allo stesso tempo, occorre familiarità con un mercato locale culturalmente e operativamente diverso dal nostro. La mancanza di uno dei due componenti rappresenta un grosso rischio.
E i manager italiani, come sono rispetto ai colleghi degli altri Paesi?
Quelli che fanno la valigia e scelgono di crearsi una carriera internazionale sono molto bravi e riconosciuti come tali, particolarmente in questo settore.
A proposito… La partita Italia-Francia si gioca non solo ai Mondiali, ma tutti i giorni: dove stanno i manager più preparati, di qua o di là dalle Alpi?
In effetti è uno dei tanti campi su cui competiamo con i “cugini” francesi. A giudicare dal numero di manager italiani all’interno dei grandi gruppi del lusso francesi, darei un piccolo vantaggio agli… Azzurri. Ai francesi riconosco uno score più alto su metodo e struttura.
Quali sono le caratteristiche più difficili da trovare nei candidati, nel vostro lavoro di executive search?
La disponibilità a trasferirsi e, sembra incredibile, la conoscenza dell’Inglese. Inoltre, l’equilibrio tra aspetti hard e soft, tra capacità tecniche e manageriali.
Una delle vostre iniziative più importanti nel segmento lusso è il CEO Luxury Lunch. Di che cosa si tratta?
Si tratta di un esclusivo evento di networking a inviti che riunisce i CEO delle Mayri marche del lusso – dagli orologi al design alla moda all’arredamento -, offrendo occasioni di confronto su temi strategici con le figure più competenti. Nel 2011 si è tenuto a Milano, in giugno, nella particolarissima cornice dell’Arengario. Il tema è stato “L’evoluzione del consumatore di beni di lusso in Cina”, con l’intervento di tre esperti internazionali McKinsey & Co. Nel 2010 si è svolto sempre a Milano, sul tema della customer experience, con l’intervento di Claudia D’Arpizio di Bain & Co. Nel 2009, a Londra, sulle nuove regole del marketing nel Lusso.
Di Armani ne nasce uno ogni secolo o abbiamo qualche possibilità in più?
Ne nascono pochi, ma la buona notizia è che la Mayr parte nasce in casa nostra. Purtroppo spesso da noi succede che la crescita trova dei limiti: dopo una certa dimensione, la creatività e la genialità da sole non bastano ed è necessario un cambio di marcia manageriale. E’ qui che, con il nostro lavoro, possiamo dare un importante contributo alle aziende italiane del lusso e al successo del “made in Italy” nel mondo.