di Enrico MASSERINI e Davide MAPELLI
IWC: acronimo di “International Watch & Co.”. Di più: IWC Portoghese. Ma siamo in Svizzera, in America oppure in Portogallo?
Tranquilli, siamo ovviamente in Svizzera, più precisamente a Schaffhausen, bellissima cittadina della Svizzera tedesca dove nacque, nel 1868, la IWC. Eh sì, il nome “yankee” trova la sua spiegazione dal fatto che il fondatore si chiamava Florentine Ariosto Jones, un ingegnere americano che decise di spostarsi nella patria degli orologi per produrre movimenti da inviare negli Stati Uniti.
Passiamo alla seconda stranezza: perché chiamare un orologio (diventato poi una vera e propria collezione) “Portoghese”? Risposta: a fine anni Trenta – parliamo ovviamente del Novecento – due commercianti portoghesi erano alla ricerca di un orologio con requisiti di precisione pari ai cronometri da marina, da portare con sé durante i viaggi sulle rotte commerciali marittime, e scelsero di rivolgersi ad IWC, che a quei tempi era già un punto di riferimento tra le manifatture svizzere. Il risultato fu un orologio molto importante come dimensioni ed estremamente preciso.
Come tutte le idee valide, la richiesta crebbe rapidamente e IWC nel 1939 decise di chiamare questo orologio “Portoghese” in onore ai primi due clienti che lo vollero.
Negli anni il Portoghese, assieme ai flieger uhr (o pilot’s watch), gli Ingenieur e il Da Vinci, ha costituito uno dei capisaldi della Maison di Sciaffusa e ha conosciuto una fortissima spinta nell’ultimo decennio quando l’orologio “gran taille” ha prepotentemente scalato le vette dei desideri degli appassionati di tutto il mondo.
Uno dei modelli forse più desiderati dal pubblico è stato senza dubbio il Cronografo sdoppiante lanciato nel 1995 divenuto il simbolo dell’orologio elegante ma di grandi dimensioni; realizzato con cassa in acciaio e in oro è stato arbiter elegantiarum per diversi anni e oggi, fuori produzione, viene battuto nelle aste di tutto il mondo a cifre importanti.
Ad oggi ci sono oltre dieci differenti tipologie di Portoghese: si va dal cronografo semplice (si fa per dire) al grande complicazione con calendario perpetuo e ripetizione minuti, passando per esemplari dotati di tourbillon, ed anche un solo tempo.
Tutti gli orologi montano movimenti sviluppati in casa dalla stessa IWC, oppure prendono spunto da calibri esistenti ma comunque profondamente modificati con l’aggiunta di platine specifiche realizzate internamente.
Da un punto di vista formale, la collezione Portoghese declina una cassa (i materiali sono l’acciaio, il nobile oro rosso e l’etereo platino) dalle linee classiche ed estremamente essenziali, prive di inutili orpelli, corredati da cinturini pregiati. I quadranti, grazie anche alla superficie molto estesa, sono in grado di offrire le informazioni, anche quando estremamente numerose, con una nitidezza notevole, non costringendoci a fare contorsionismi visivi per distinguere una funzione dall’altra.
Puntiamo lo sguardo sul modello Yacht Club Chronograph che, come si capisce dal nome, ha un sapore marino. Infatti è il primo modello della collezione che vanta un’impermeabilità che gli consente di stare anche sul ponte delle imbarcazioni, non solo sottocoperta (parliamo di 6 bar). Pur fedele alla classica linea della collezione la cassa – disponibile in acciaio od oro rosso – introduce un elemento di protezione per la corona, avvitata, e dispone inoltre di pulsanti crono protetti e fondello chiuso a vite.
Questo orologio monta uno splendido calibro cronografico visibile attraverso il fondo in zaffiro munito di dispositivo per lo smistamento della cronografia mediante ruota a colonne, con la particolarità dell’affissione di ore e minuti crono in un solo quadrante ad ore dodici, in grado anche di effettuare il “fly back” o ritorno in volo, funzione tanto cara alla marina militare per calcolare gli intervalli di tempo tra il decollo di un aereo e il successivo dai ponti delle navi.
Insomma, anche l’ultimo nato della collezione tiene fede allo spirito di Mr. Jones, il fondatore, ma solleticherebbe anche il desiderio dei mercanti portoghesi che lanciarono la sfida nei lontani anni Trenta.