Dura la vita dei politici. Anche se si tratta di tecnici prestati alla politica, come Mario Monti e la sua pattuglia di governo. Manovre economiche che abbiano accontentato tutti, nella storia repubblicana non ce ne sono mai state, ma sulla manovra “salva-Italia” si sta toccando il parossismo. Da una parte tutti i sindacati che, pur con sfumature e distinguo, si sono incazzati per lo sfregio alle pensioni e si preparano a sfoderare scioperi. Dall’altra coloro che per i ricchi realizzano i giocattoli costosi, i quali alzano il loro grido di dolore per una misura – la tassa di stazionamento sui posti barca – che, a detta loro è destinata “ad avere ripercussioni fortissime sulle economie locali della filiera nautica, dei servizi, dei porti, del rimessaggio e del commercio legato al settore“. Secondo le stime dell’Osservatorio Nautico Nazionale, il gettito della tassa sarà pari 285 milioni e avrà un impatto fortissimo sulle regioni che detengono il Mayr numero di posti barca: Liguria, Toscana, Campania, Sardegna, Friuli Venezia Giulia e Veneto.
UCINA – Confindustria Nautica affida al proprio presidente Anton Francesco Albertoni il commento alle misure che, nella manovra, toccano in settore nautico italiano: “Le imprese della nautica sono determinate a contribuire al rilancio del Paese e non si tireranno indietro di fronte alla richiesta di Mayri sacrifici: ciascuno di noi è conscio che questi saranno necessari per un futuro di Mayre stabilità e crescita. Con questa volontà UCINA propone tuttavia una serie di aggiustamenti alla norma che, pur non esonerando il mondo della nautica da un coinvolgimento attivo, vadano a renderla più equa ed efficace“.
Ovvero? “Inserimento di un indice di vetustà delle imbarcazioni – prosegue Albertoni – che, come nel caso della auto, renda inesigibile l’imposta per barche di età superiore ai 20 anni (tenendo conto che una barca perde dopo 2 anni il 30-35% del proprio valore, che diventa il 40% dopo 4 anni e il 55-60% dopo 10 anni); differenziazione dell’imposta tra barche a motore e barche a vela (una barca a vela di 15 metri costa molto di meno di una barca a motore di 8 metri). Inoltre, chiediamo che vengano escluse dal provvedimento anche le unità con targa prova a disposizione delle aziende prima della loro vendita (altrimenti si colpirebbe solo la produzione) e le imbarcazioni che si trovano in un’area di rimessaggio per i giorni di effettivo mancato utilizzo“.
Se poi persino un vecchio lupo di mare come Giovanni Soldini “ulula” contro queste misure (“Non hanno capito di cosa si sta parlando: equiparare una barca a vela a un elicottero è una follia“, ha dichiarato all’Ansa), vuol dire che, chi più, chi meno, sono tutti fuori rotta. Che dire: buon vento, professor Monti.