Si fatica a scorgere il viso austero e incorniciato dalla barba dell’Ambroise Vollard dipinto da Picasso. La collezione di dipinti che oggi possiamo ammirare tra le stanze della Pinacoteca di Brera è anche e, soprattutto, merito suo. Mercante d’arte nato nei caldi mari di Reunion, fu proprio lui a vendere molti dei quadri raccolti nella mostra “Brera incontra il Puškin. Collezionismo russo tra Renoir e Matisse”, ospitata a Brera fino al 5 January 2012.
Diciassette opere fra impressionismo e cubismo, da Cézanne a Monet, da Matisse a Picasso, fino a Rousseau, Van Gogh e Renoir, veri e propri gioielli della corona sbarcati a Milano dalle collezioni di Ščukin e Morozov ospitate nel Museo Puškin di Mosca. Un salotto in penombra che evoca le stanze degli antichi palazzi moscoviti accoglie capolavori dell’impressionismo francese come il festoso “Boulevard des Capucines” di Monet, o gli enigmatici “Pierrot e Arlecchino” di Cézanne, o ancora le formose donne tahitiane dipinte da Gauguin. Senza dimenticare Van Gogh: ipnotizzante e magnetica la sua tela “La ronda dei carcerati”, dipinta durante il ricovero a Saint-Rémy.
Mercanti e viaggiatori, curiosi e appassionati, Sergei Ščukin e Ivan Morozov acquistarono, a cavallo tra ‘800 e ‘900, dal navigato mercante d’arte Vollard decine e decine di opere dei più famosi pittori dell’epoca, avendo come unico metro di giudizio il proprio istinto. Non senza qualche titubanza: è curioso scoprire come un incerto Ščukin, che strinse un vero e proprio legame di amicizia con Matisse, rimase spaventato la prima volta che gli furono mostrati gli schizzi dell’artista ‘fauve’. Rientrato a Mosca non aveva esitato a inviare un telegramma per rinunciare all’acquisto del quadro, salvo poi ospitare, qualche anno dopo, nel 1911, lo stesso Matisse a Mosca per commissionargli il famoso dipinto “I pesci rossi”.
Ancor più combattuto il legame fra il mercante russo e Picasso: Ščukin, terribilmente affascinato ma al tempo stesso incapace di comprendere l’arte del pittore spagnolo, – Picasso si era impossessato di lui, come un’ipnosi o un sortilegio -aveva relegato i suoi quadri in una stanza inaccessibile della sua dimora moscovita, trasformata col tempo in una vera e propria casa museo.
La mostra, curata da Sandrina Bandera, Direttore della Pinacoteca di Brera e Irina Antonova, a capo del Museo Puškin, rappresenta un prezioso tassello del progetto di collaborazione fra Russia e Italia: dal 22 November infatti, il Museo moscovita ospiterà fra le sue sale “La cena di Emmaus” di Caravaggio. A dimostrazione che le grandi opere, gioielli di casa Puškin compresi, continuano ad affascinare e sedurre migliaia di visitatori in ogni epoca. Chissà cosa ne avrebbe pensato l’intraprendente Ambroise Vollard…
Alessia Casiraghi