Nel nostro immaginario, quando si parla della poltrona Sacco di Zanotta, subito riaffiora alla mente Giandomenico Fracchia, indimenticato personaggio creato da Paolo Villaggio, che, convocato nell’ufficio del direttore Acetti, guarda con terrore la poltrona sulla quale è invitato a sedere.
La mitica poltrona Sacco, dalle gag dell’attore genovese, è approdata nelle case di molti fashion addict, perché, fin dall’anno della sua creazione, il 1968 dall’estro dei designer Piero Gatti, Cesare Paolini e Franco Teodoro, è considerata un oggetto cult.
Con la sua forma, inquietante per il povero Fracchia, ma accattivante per i cultori del design sofisticato, i materiali con cui è realizzata e i colori, rappresenta uno di quegli accessori casa capaci di riempire una stanza e farsi notare per la sua originalità.
Grazie a queste qualità, la poltrona Sacco ha vinto il Compasso d’Oro nel 1970 ed è stata esposta al MoMa di New York nel 1972. Da quel momento, il Sacco è approdato in altri 26 musei internazionali, tra i quali il Musée des Arts Décoratifs di Parigi, il Victoria & Albert Museum di Londra, il Museo del Design alla Triennale di Milano.
Ma cosa la rende così anatomica, capace di adattarsi a qualsiasi peso e forma? L’interno è di palline di polistirolo espanso ad alta resistenza. Ma molto resistenti sono anche i materiali che la rivestono, a cominciare da tela e pelle.
La sua fama ha poi dato vita ad una serie infinita di interpretazioni di questa poltrona, che, nel corso dei decenni, è stata celebrata e decorata con inserti in lurex, sete d’oriente, gonnellini africani o preziosi broccati.
Difficile sceglierne solo una…
Vera MORETTI
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