Non c’è scrivania senza la sua lampada da tavolo e, dal 1987, spesso si tratta della lampada Tolomeo, distribuita da Artemide.
Un vero e proprio simbolo degli anni Ottanta, il cui primo prototipo, frutto del genio di Michele De Lucchi e Giancarlo Fassina, è stato presentato nel 1981, ancora oggi tiene banco, in fatto di luce, e periodicamente viene presentata in nuove rivisitazioni che però mantengono invariate le sue caratteristiche iniziali.
Il motivo del successo, fulmineo prima e duraturo poi, è presto detto: si tratta di un oggetto di estrema modernità, che rende Tolomeo versatile e comodissima, ma sempre accattivante e bella da vedere.
Tutto ciò è stato possibile grazie ad un sistema di tiranti e molle che permettono di direzionare la luce verso ogni angolazione, ma sempre in modo stabile. Fino ad allora nessuno aveva mai proposto una soluzione simile, considerata per l’epoca addirittura rivoluzionaria e che le valse la vittoria del Compasso d’Oro.
I primi pezzi lanciati sul mercato erano classici ed essenziali, in alluminio laccato, ma ora è possibile trovarne di tutti i colori e in diverse misure, anche se la tecnologia rimane sempre la stessa.
E, del resto, perché cambiare quello che è ormai diventato un oggetto di culto per il design moderno? Le linee sono tuttora assai contemporanee, grazie ai pochi ed essenziali pezzi utilizzati per realizzarlo. La base è un disco in alluminio lucidato, a cui è fissato il corpo lampada. Ma è il meccanismo di equilibratura a molle il pezzo forte, quello che permette di direzionare la lampada in infinite posizioni.
E proprio questo meccanismo fa di Tolomeo il pezzo più venduto di Artemide.
Vera MORETTI
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