“Giovani, interessati ai brand e con un crescente potenziale d’acquisto”, meglio ancora se con gli occhi a mandorla. E’ così che descrive gli acquirenti del futuro Monsieur François- Henri Pinault, al vertice del colosso PPR, che proprio la settimana scorsa ha annunciato la cessione del ramo grande distribuzione della holding, dicendo per sempre addio a Fnac e La Redoute.
A seguito delle cessioni, la holding, che possiede attualmente 17 brand di cui 12 nel lusso, è stato riorganizzata in due macro-aree (Luxury e Sport & Lifestyle), e conta di raggiungere l’obiettivo dei 24 miliardi di euro di giro d’affari entro il 2020.
PPR aveva chiuso il 2011 fatturando 12,2 miliardi di euro: i 10 i miliardi di disavanzo dovrebbero, secondo le stime di Pinault, arrivare proprio dalle casse dell’Asia e in piccola parte delle vendite online. Il ramo Sport & Lifestyle, che nel 2012 ha realizzato 3,2 miliardi di vendite pari al 26% dei ricavi, dovrà crescere sino al 40% del turnover.
E’ il cosiddetto “PPR Effect“, così ribattezzato da Patron Pinault: puntare sulle vendite in rete di top brand (anche se queste dovrebbe incidere per ‘solo’ 1 miliardo) come Gucci e Saint Laurent Paris, oppure Bottega Veneta, Alexander McQueen, Stella McCartney, il neo-acquisto Brioni, ma anche Boucheron o Girard-Perregaux, e guardare al Paese del Sol Levante. Dieci miliardi saranno infatti il contributo offerto dai Paesi asiatici, nuova frontiera e mecca indiscussa del benessere del terzo millennio. Il futuro è dove sorge il Sole.
Alessia CASIRAGHI